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Prove Invalsi - Cosa sono e perchè vengono fatte

Le prove Invalsi vengono definite test standardizzati, ovvero uguali per tutti, basati su procedure articolate e rigorose, per gli studenti delle scuole italiane. Tutti gli istituti scolastici d'Italia, per le classi interessate, devono effettuare le prove poiché sono obbligatorie per legge (art. 51 comma 2 del Decreto-Legge 9 febbraio 2012, n. 5 c convertito in legge n. 35).

I test sono elaborati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione e Formazione (INVALSI), ente di ricerca di diritto pubblico, sottoposto alla vigilanza del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (Miur).

Lo scopo dei test dovrebbe essere quello di tracciare un quadro di riferimento statistico sul livello di apprendimento in Italia. Con le prove Invalsi si dovrebbe monitorare il sistema nazionale d'istruzione e confrontarlo con le altre realtà comunitarie ed europee. Le rilevazioni su scala nazionale servirebbero anche a identificare i punti deboli del sistema di istruzione e dovrebbero permettere, quindi, al Miur di predisporre eventuali interventi sulla scorta di dati oggettivi.

Problemi legati al test

  1. Il problema di questo tipo di test è sapere cosa esattamente misurano. Controllano il grado di apprendimento di quello che è stato insegnato o la prontezza nelle risposte ed altre abilità ? Se diventa cruciale “far bella figura” ai test, siamo di fronte al classico caso di una” misura” che perturba la cosa da misurare:

  2. Misurando solo l’acquisizione di

una serie di informazioni settoriali, stimolano

una frammentazione della didattica, la sua banalizzazione.

  1. Esaltando la performance personale

mortifica gli sforzi per arrivare alla conoscenza

come conquista di gruppo, nata dalla cooperazione

più che dalla competizione.

  1. DIVENTA un sistema “punitivo” per chi “va male” (insegnanti, scuole) e (forse) premiante per chi “va bene”, aumentando di fatto le disuguaglianze.

  2. Metodologicamente il risultato ottenuto da una classe non può e non deve essere paragonato a quello di un’altra senza adeguati correttivi. Il risultato ottenuto da una classe al test, infatti, può dipendere da mille motivi diversi, motivi che vanno ben al di là della capacità degli insegnanti o della validità dell’istituto. Può essere determinato dalle caratteristiche socio-economiche della famiglie degli alunni, piuttosto che dalla localizzazione geografica della scuola o dalla presenza in classe di bambini con difficoltà non certificata o non adeguatamente supportata.

  3. Infine, i test (ovviamente anonimi) non sono presi e spediti all’Invalsi, ma vengono caricati nel database dai docenti stessi della scuola. Accade così che gli insegnanti siano a conoscenza del risultato delle loro e delle altre classi e si vantino poi alle riunioni con i genitori di avere ottenuto il risultato migliore della scuola!

Il test Invalsi è inutilizzabile per chi fa ricerca e studia come individuare politiche scolastiche più mirate e, in questa fase, appare quindi un inutile spreco di risorse perché ci si chiede : gli istituti che hanno risultati peggiori saranno “ aiutati in qualche modo a migliorare o saranno ghettizzati” e “premiati “i migliori che forse migliori non sono ma hanno un’utenza più agiata?

Che cosa è l’ente Invalsi in realtà?

è ancora e soprattutto un ente pubblico commissariato da anni

Quanto ci costano questi test. Per le prove somministrate nel 2012 a 2,9 milioni di studenti si sono spesi 7,4 milioni di euro. Buona parte serve a pagare i “somministratori” delle prove che hanno contratti temporanei ma ben pagati: “un dirigente scolastico può integrare stipendio o pensione con 450 euro lorde al giorno, un professore laureato con 5 anni di servizio è pagato 180 euro per ogni somministrazione (classe o scuola, a seconda del profilo per cui è selezionato)”, denuncia l’Unione sindacale di base della scuola. Il tutto per prove che, a detta degli stessi professori, sono l’esatto opposto della valutazione formativa realizzata tutti i giorni in classe.


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