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Cosa c'è che non va nella scuola (e l'Invalsi lo sa).

Prima delle prove INVALSI di quest'anno, gli studenti compileranno online il cosiddetto “Questionario dello Studente”,il cui scopo é, sostanzialmente, quello di inquadrare il contesto socio-economico in cui essi vivono.

Esso comprende dunque domande sulle lingue parlate, i titoli di studio dei genitori, l'approccio alla scuola, la quantità di libri posseduta, insomma un'indagine abbastanza approfondita che, a parte il richiedere agli studenti di condividere informazioni personali per farne materia di studio, mette di fatto in evidenza uno dei problemi principali il sistema scolastico italiano, di cui i governi, proponendo il questionario, mostrano di essersi resi conto perfettamente, salvo poi fare di fatto poco o niente per migliorare la situazione.

Se il questionario serve per mettere i risultati delle prove in relazione con il contesto in cui operano le diverse scuole, questo significa che è palese a tutti che la provenienza degli alunni da ambienti svantaggiati dal punto di vista socio-economico influisce sensibilmente e negativamente sui suddetti risultati. Essi non possono essere valutati senza tenere conto delle famiglie degli studenti, perché altrimenti non si spiegherebbe la disparità tra nord e sud, ad esempio, o tra centro e periferia delle grandi città. In pratica, i governi sanno che chi ha più possibilità di frequentare buone scuole è più ricco, mentre chi vive in famiglie più povere ha molte meno opportunità di raggiungere lo stesso livello di istruzione.

Questo è un problema enorme e un'enorme ingiustizia, e prova che nella nostra magica democrazia le persone non hanno tutte pari opportunità, le capacità non portano da nessuna parte se non si nasce già avvantaggiati, e il sistema scolastico, che dovrebbe essere in grado di appianare le differenze economiche e fornire agli studenti in difficoltà gli strumenti per raggiungere comunque ottimi risultati, non è minimamente in grado di farlo. Il governo Renzi ha portato le INVALSI fino all'esame di maturità, ma a quanto pare, come del resto i governi precedenti, non ha fatto niente per rispondere ai problemi che esse evidenziano. Nella Buona Scuola, di fatto si privilegiano le scuole “migliori”, il che non farà altro che aumentare le disparità, e inoltre mancano risposte serie a questioni fondamentali come l'integrazione degli studenti stranieri e il sostegno economico agli studenti in difficoltà.

Il collettivo Voce al Deledda invita al boicottaggio delle prove INVALSI e del Questionario dello Studente, per rivendicare il diritto alla privacy degli studenti, ribadire che le prove non hanno nulla a che fare con i programmi scolastici e con le competenze e lo spirito critico che gli studenti dovrebbero sviluppare, e affermare che è ora che i governi smettano di raccogliere dati sterili senza dare alcun seguito all'analisi dei risultati, e inizino a trovare delle soluzioni alle disuguaglianze sociali che il sistema scolastico, invece di sanare, inasprisce.


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